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Maurizio Donzelli e Antonio Marchetti Lamera

curated by Alberto Dambrouso

05.12.2010 – 05.02.2011 Villa Rufolo, Ravello

Osservando speculativamente le opere che danno vita alla mostra ordinata qui a Ravello nella splendida cornice di Villa Rufolo, apparirà allo spettatore, come, nonostante siano state realizzate da due artisti diversi, con tecniche e metodologie differenti, esse presentino delle stringenti affinità afferenti allo stato interiore dell’opera d’arte, a ciò che riguarda in altri termini il loro funzionamento interiore.

Le opere in mostra di Maurizio Donzelli e di Antonio Marchetti Lamera vivono infatti una comune propensione nel ricercare
il transeunte all’interno del processo germinativo dell’opera. Questa condizione è dunque fattore determinante sia per comprendere le motivazioni prime che regolano la ricerca di entrambi gli artisti, sia per direzionare il nostro sguardo su quanto si cela dietro questi giochi di ombre e di specchi, i quali rappresentano anche le differenti cifre in cui possiamo individuare i lavori dei due artisti.

Trattando tutt’e due gli artisti di materie rarefatte e impalpabili, sarà allora evidente come sia in entrambi presente una comune inclinazione nel rappresentare sotto forma d’arte, qualcosa che per definizione è fugace, sfuggevole, inafferrabile, come può esserlo appunto l’ombra di un albero al passaggio di una nuvola o l’improvviso apparire di una forma nello specchio che subito dopo scompare con il sopraggiungere di una nuova condizione ambientale o semplicemente cambiando il punto di osservazione. Se Donzelli agisce a partire dal tessuto organico interiore dell’opera fino a giungere in superficie facendo vibrare e animare attraverso lo specchio il suo contenuto interno, il processo di Marchetti Lamera è inverso, ovvero partendo da una superficie esterna pellicolare arriva a condensarla al suo interno grazie ad una pittura sorvegliatissima composta da suc- cessive velature e trasformando così una visione data e certa in qualcosa che può apparire totalmente astratto.

Scrutando attentamente le opere alla ricerca di ulteriori deno- minatori comuni, potremmo quindi percepire a livello sensoriale una certa aura di mistero che aleggia dalle opere di entrambi, la quale è da porsi in relazione diretta con il senso di indeter- minatezza proprio dell’opera. I lavori “non-finiti” di Donzelli e di Marchetti Lamera sembrano infatti collocarsi su una posizio- ne incerta, in bilico, tra l’astratto e il concreto, favorendo così l’insorgere di una determinata ambiguità percettiva. Seguendo questa prospettiva analitica dell’opera si potrà comprendere allora come la ricerca dei due artisti sia orientata nel investigare quegli spazi interstiziali, quei luoghi indefiniti, dove prendono vita forme organiche che anche se non appartenenti a questo mondo hanno tutta la consistenza eidetica per esserlo.

Looking speculatively at the works of art which give life to the show here in Ravello in the splendid setting of Villa Rufolo, the viewer will be conscious that though created by two different artists with different techniques and methods, they express strong affinities belonging to the intimate dimension of these works of art, in relation to their inner function.

The works on display by Maurizio Donzelli and Antonio Marchetti Lamera contain, as a matter of fact, a common tendency to search for the transient in the germination process of the work of art. This condition is therefore a very important factor to understand either the motivations which rule the search for both artists, or to direct our glances on what lies behind these games of shadows and mirrors, which also represent the different code through which we can identify the work of these two artists.

As both artists deal with rarefied and intangible objects…, it will then be clear that they both have a common inclination to represent in the form of art, something that by definition is fleeting, transitory, elusive as it may be a shadow of a tree to the passage of a cloud or the sudden appearance of a shape in the mirror which disappears soon after the arrival of a new environmental condition, or simply by changing the point of observation.

If Donzelli starts from the organic interior of the work of art and proceeds towards the surface by vibrating and animating its inner content through the mirror, the process is reversed
for the artist Marchetti Lamera who, starting from an outer dimension, gets to an inner condensed dimension thanks to a highly controlled painting consisting of consecutive glazings , thus transforming a concrete vision into something which can appear totally abstract.
If we carefully observe the works in search of more common denominators, we could perceive at a sensorial level , a
Kind of aura of mystery which is revealed in the works of
both artists and , which is to be placed in direct contact with the indeterminateness of their work. Donzelli’s “unfinished works” and Marchetti Lamera’s works appear as if they were set at an uncertain position, poised between the abstract and the concrete, thus promoting the manifestation of a certain perceptual ambiguity. Following this analytical perspective of their work of art, you can then understand how the two artists’ research is oriented towards the investigation of those interstitial spaces, those indefinite places, where organic forms come to life even if they do not belong to this world but have all the eidetic consistency to appear as if they belong to it.

Mirror Maurizio Donzelli
Mirror ovale, 2010, mixed media in wooden box, 110x98x5,5 cm
Mirror Maurizio Donzelli
Mirror #2209, 2009, mixed media in wooden box, 69x53x55 cm
Mirror Maurizio Donzelli
Mirror #1409, 2009, detail, mixed media in wooden box, 98x86x5,5 cm
Mirror Maurizio Donzelli
Mirror #1609, mixed media in wooden box, 96x55,6x5,5 cm
Maurizio Donzelli e Antonio Marchetti Lamera, 2010-22, exhibition view, Villa Rufolo, Ravello
Maurizio Donzelli e Antonio Marchetti Lamera, 2010-22, exhibition view, Villa Rufolo, Ravello